Per evitare che la razza umana finisca estinta per lo stesso motivo per cui sono scomparsi i dinosauri, la NASA sta da tempo studiando una soluzione per difendere il pianeta dagli asteroidi vaganti che viaggiano rapidi nel sistema solare.
Nonostante Hollywood voglia farci credere che un team di eroi non sempre ben preparati possa salvare la Terra, gli scienziati americani stanno cercando metodi più concreti basati soprattutto su tecnologie futuristiche.
Missione DART
Il programma presentato dalla NASA che sta venendo testato è stato denominato DART, ovvero Double Asteroid Redirection Test, e ha come obiettivo quello di colpire un eventuale asteroide in avvicinamento all’orbita terrestre e deviarne la traiettoria anche solo di qualche grado in modo da allontanarlo dal nostro pianeta.
Il test è partito lo scorso mercoledì da Vandenberg in California, aiutato da uno dei nuovi razzi Falcon 9 prodotti da Space X. L’Italia può vantare il suo contributo al progetto grazie al lavoro fatto nell’ambito tecnologico e scientifico della missione.
Il viaggio della sonda DART durerà ben 10 mesi, tempo nel quale coprirà una distanza di 11 milioni di chilometri per raggiungere Didymos, asteroide vagante del diametro di circa 800 metri che è dotato a sua volta di un piccolo satellite che segue la sua orbita.
Cosa si vuole ottenere dal test
Il fine della missione è colpire l’asteroide e sfruttare il peso della sonda, circa 550 chili, alla velocità di ben 24.000 chilometri orari per far cambiare l’orbita del piccolo satellite di Didymos, Dimorphos, facendolo esplodere. I detriti sollevati e la forza dell’impatto dovrebbero far variare di dieci minuti il tempo di orbita di Dimorphos, ma gli scienziati si potrebbero accontentare di un cambiamento di 73 secondi per dichiarare la missione un successo; questo infatti sarebbe sufficiente per dimostrare che gli impatti con le sonde potranno essere una soluzione efficiente ed efficace per salvare la Terra in futuro.
DART è la prima missione umana che porterà al cambiamento della traiettoria di un corpo celeste nello spazio.
La tecnologia italiana
A dieci giorni dall’impatto finale, il razzo DART lancerà nello spazio una sonda di dimensioni minori, la LiciaCube, creata dall’Asi, Agenzia Spaziale Italiana, grazie al sostegno e alla ricerca di Argotec, Università di Bologna, Napoli e Milano oltre agli osservatori di astrofisica nazionali.
Questa minisonda ha il compito di riprendere l’impatto e raccogliere tutti i dati necessari per la missione rimanendo nell’orbita di Dimorphos almeno per alcuni minuti.
Il presidente dell’Asi ha commentato con orgoglio la partecipazione italiana a questa importante missione e ha definito fondamentale il ruolo di LiciaCube per la riuscita e per lo sviluppo futuro di DART.
Infine, nel 2026, Hera, missione europea, raggiungerà Didymos per controllare con maggiore precisione i dati raccolti.