Arriva dalla sezione di astronomia dell’UCLA e dal Professor Erik Petigura l’ultimo salto tecnologico nella ricerca di nuovi pianeti abitabili.
Il risultato ottenuto è strabiliante, ben 300 nuovi pianeti scoperti, e fa ben sperare per il futuro di questo campo di ricerca che diventerà sempre più importante col passare del tempo.
L’algoritmo utilizzato per la scoperta
Il problema che affligge gli scienziati alla ricerca di nuovi pianeti è la riduzione della luminosità stellare che rende quasi impossibile discernere la fonte originaria dei raggi. Questo porta a un blocco della ricerca che richiede indagini lunghe e dai costi esorbitanti per raggiungere un risultato conclusivo.
Con l’algoritmo sviluppato da Zink e Petigura si riesce a superare questo blocco e scoprire rapidamente e con esattezza quali sono i veri pianeti e quali sono le false fonti di luce.
Il Professor Petigura ha commentato il risultato spiegando come questa tecnologia aiuterà gli scienziati a comprendere più a fondo i processi fisici alla base della formazione ed evoluzione dei pianeti.
Kepler, ancora utile nonostante i suoi guasti
La sonda Kepler fu danneggiata nel 2013 e da allora ha perso la sua funzionalità principale. Gli astronomi hanno deciso però di continuare lo stesso a utilizzare i dati che ancora Kepler invia a terra con l’obiettivo di scovare nuovi esopianeti nello spazio profondo.
I dati inviati da K2 si sono rivelati utili per lo sviluppo dell’algoritmo anche grazie allo sviluppo di un nuovo software per la catalogazione dei report ricevuti, spesso molto complessi e di difficile lettura. Il catalogo di K2 ammonta a oltre 500 terabyte!
Nello studio, i ricercatori hanno utilizzato il nuovo software per analizzare l’intero set di dati dal K2, circa 500 terabyte di dati che comprendono più di 800 milioni di immagini di stelle, per creare un “catalogo” che sarà presto incorporato nell’archivio principale degli esopianeti della NASA.